La storia del Bhutan affonda le sue radici più profonde nella mitologia. Alcune costruzioni sembrano suggerire che i primi insediamenti fissi nella regione risalgano addirittura al XXI secolo a.C. Secondo una leggenda, intorno al VII secolo a.C. la zona fu governata da Sangaldip, un re di Cooch Behar,[1] ma non si conosce molto sul periodo antecedente all'introduzione del Buddhismo tibetano nel IX secolo, quando i disordini in Tibet costrinsero molti monaci a fuggire in Bhutan. Nel XII secolo, fu fondata la scuola Drukpa, ancora oggi forma dominante del Buddhismo in Bhutan. La storia politica del paese è intimamente legata alla sua storia religiosa e ai rapporti tra le varie scuole monastiche e i monasteri.[2]
Il Bhutan appartiene alla cerchia ristretta dei paesi che sono stati sempre indipendenti nel corso della loro storia, mai conquistati, occupati o governati da un potere esterno (nonostante uno status tributario nominale occasionale). Nonostante alcuni storici sostengano che abbia fatto parte del Regno di Kamarupa o dell'Impero tibetano tra il VII e il IX secolo, mancano prove certe. Dai documenti storici attualmente conosciuti e ritenuti affidabili, infatti, emerge con chiarezza il fatto che il Bhutan ha continuamente difeso la propria sovranità con successo.[3]
Il consolidamento della sovranità bhutanese avvenne nel 1616 quando Ngawang Namgyal, un lama del Tibet occidentale onorato del titolo di Shabdrung, respinse tre invasioni tibetane, riappacificò scuole religiose rivali, codificò un complesso sistema di leggi noto come Tsa Yig, e si impose come sovrano su un sistema di amministratori ecclesiastici e civili. Dopo la sua morte, lotte intestine e guerre civili hanno eroso il potere dello Shabdrung per i successivi 200 anni. Nel 1885 Ugyen Wangchuck fu in grado di consolidare il potere e iniziò a coltivare legami più stretti con gli inglesi nel subcontinente.[2]
Nel 1907, Ugyen Wangchuck fu eletto come sovrano ereditario del Bhutan e incoronato il 17 dicembre dello stesso anno in qualità di Druk Gyalpo (Re Drago). Tre anni dopo, il re Ugyen e gli inglesi siglarono il trattato di Punakha, in cui si prevedeva che l'India britannica non interferisse negli affari interni del Bhutan a patto di concordare con la medesima il modo di gestire le relazioni con l'estero. Quando l'India ottenne l'indipendenza nel 1947, il nuovo governo indiano riconobbe il Bhutan come paese indipendente. Nel 1949 l'India e il Bhutan firmarono il Trattato di Pace e Amicizia, che prevedeva che l'India non interferisse negli affari interni del Bhutan, ma guidasse la sua politica estera. Guidato dal 1952 dal re modernizzatore Jigme Dorji Wangchuck, il Bhutan iniziò lentamente a uscire dal suo isolamento e iniziò un programma di sviluppo pianificato. Nel giro di un ventennio furono istituite l'Assemblea Nazionale, la Royal Bhutan Army e la Corte Reale di Giustizia, insieme a un nuovo codice di leggi. Il Bhutan divenne membro delle Nazioni Unite nel 1971.[2]
Nel 1972, Jigme Singye Wangchuck salì al trono all'età di 16 anni.[4] Nel corso del suo mandato egli ha dato grande importanza ad un'educazione più moderna, al decentramento amministrativo, allo sviluppo dell'energia idroelettrica e del turismo e al miglioramento della vita nelle comunità rurali. Tuttavia, il motivo principale per cui egli è noto a livello mondiale risiede probabilmente nel tentativo di misurare la "felicità interna lorda". Questa specie di indicatore nasce sulla base del pensiero del sovrano, il quale si è sempre detto consapevole che lo sviluppo non include solo degli obiettivi economici, ma ha un fine molto più ampio. Soddisfatto del processo di democratizzazione in transizione del Bhutan, egli ha abdicato nel dicembre 2006, senza aspettare la promulgazione della nuova costituzione nel 2008. Suo figlio, Jigme Khesar Namgyel Wangchuck, è diventato re dopo la sua abdicazione.[2]