Talmud babilonese | |
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Titolo originale | תַּלְמוּד |
Pagina del Talmud di Babilonia | |
Autore | Vari |
1ª ed. originale | III secolo d.C. |
Genere | religioso |
Sottogenere | teologia |
Lingua originale | ebraico |
Il Talmud babilonese detto anche Talmud Bavlì, sigla TB, è un talmud redatto nelle accademie rabbiniche (Yeshivot) della Mesopotamia, tra il III e il V secolo. Le principali accademie furono quelle con sede a Sura, Pumbedita, Nehardea, Machoza, Mata Mechasya e Naresh. La stesura di questo testo iniziò con Rav fondatore della yeshiva di Sura, prima accademia della Mesopotamia, e terminò con Ravina II nel 499.[1]
Quando si parla di Talmud, senza altre indicazioni, si fa riferimento a questo testo. Oppure si specifica con l'indicazione per distinguerlo dal Talmud di Gerusalemme detto anche Talmud Yerushalmi o TJ, redatto a Tiberiade e a Cesarea, che si occupa di argomenti diversi e per alcuni meno dettagliatamente di quello babilonese. Il secondo è considerato più rigoroso e attento da un punto di vista redazionale, il primo più vecchio ma più frettoloso e in qualche modo, indipendentemente da una possibile cronologia, sorta di aggiunta o figliastro del TB.[2]
Gli argomenti discussi si sviluppano con una terminologia rigorosa che distingue vari generi di domanda, dalla più semplice alla più complessa e problematica: ossia qushià (difficoltà), tejuvtà (refutazione), rumjà (obiezione che rivela una contraddizione), pirkhà (obiezione logica). Il lavoro redazionale parte dalle discussioni nella jeshivà (scuola rabbinica), spesso tenute da anonimi o da discepoli di famosi maestri ebrei.
Il Bavli comprende la Mishnah e la Ghemara babilonese, quest'ultima a rappresentare il culmine di oltre 300 anni di analisi della Mishnah nelle accademie talmudiche di Babilonia. I fondamenti di tale processo di analisi furono espressi da Abba Arika, un discepolo di Giuda il Principe. La tradizione attribuisce la compilazione del Talmud babilonese nella sua forma attuale a due saggi babilonesi, Rav Ashi[3] e Ravina II. Rav Ashi era presidente dell'Accademia di Sura Academy negli anni 375-427. L'opera iniziata da Rav Ashi fu completata da Ravina, che viene tradizionalmente considerato l'esegeta ultimo degli Amoraim. Di conseguenza, i tradizionalisti asseriscono che la morte di Ravina nel 499 sia la data finale del completamento della redazione talmudica. Tuttavia, anche l'interpretazione più tradizionale considera alcuni brani opera di un gruppo di rabbini che editarono il Talmud dopo la fine del periodo amoraico – costoro sono noti col titolo di Savoraim o Rabbanan Savora`e (che significa "ragionatori" o "consideratori").[2]
La questione di quando la Ghemara sia stata finalmente consolidata nella sua forma corrente è tuttora dibattuta tra studiosi moderni. Alcuni, come Louis Jacobs, sostengono che il corpo principale della Ghemara non sia un semplice reportage di conversazioni, come si afferma sia, bensì una struttura altamente elaborata congegnata dai Savoraim, che devono quindi essere considerati i veri autori. Secondo tale opinione, il testo non raggiunse la sua forma finale fino al 700 circa. Alcuni esegeti moderni usano il termine Stammaim (dall'ebraico Stam, che significa "chiuso", "vago" o "non attribuito") con riferimento agli autori di affermazioni non attribuite.[2]