Una delle conseguenze della prima guerra mondiale fu la dissoluzione dell'Impero austro-ungarico: gli Asburgo furono allontanati dal trono, mandati in esilio ed i territori posti un tempo sotto il loro dominio divennero Stati indipendenti o ceduti alle nazioni vincitrici.
L'Ungheria, nel primo dopoguerra, attraversò un periodo di forte instabilità politica, segnato da tentativi di instaurare un regime socialista o comunista. Alla fine il Paese riuscì a stabilizzarsi rimanendo formalmente un regno, il cui capo di Stato, anziché essere un re era un reggente, scelto nella persona di Miklós Horthy.
L'ultimo imperatore, Carlo I d'Austria, che aveva anche regnato in Ungheria come Carlo IV, cercò in due distinte occasioni di riconquistare il suo trono. Entrambi i tentativi si rivelarono, però, infruttuosi e portarono all'esilio finale dell'ex monarca, al consolidamento della reggenza e alla definitiva abolizione della dinastia degli Asburgo in Ungheria. I suoi tentativi sono anche chiamati rispettivamente "Primo" e "Secondo colpo di Stato reale" (in ungherese: első és második királypuccs).
Il primo tentativo, realizzato durante la Pasqua del 1921, fallì sul nascere per il rifiuto del reggente Miklós Horthy di cedere il potere a Carlo. Il 26 marzo 1921 Carlo era, infatti, rientrato in Ungheria dall'esilio, senza sostegno militare, sperando che bastasse la sua sola presenza a forzare la restaurazione della monarchia. L'ostilità dei paesi vicini e della Triplice intesa e la mancanza di un sufficiente sostegno da parte del popolo e dell'esercito, lo fecero desistere e dopo un paio di giorni tornò in Svizzera. Pare anzi che Horthy durante il colloquio avuto con Carlo, cercasse di convincerlo del profondo odio che serpeggiava tra la popolazione ungherese nei confronti del casato degli Asburgo.
Il secondo tentativo avvenne il 21 ottobre 1921. Questa volta Carlo tornò in Ungheria a capo di un contingente di soldati leali alla sua causa e marciò su Budapest.[1] Raggiunta, senza particolari incidenti, la periferia della capitale, Carlo dovette però confrontarsi con i gruppi armati frettolosamente assemblati da Horthy e suoi seguaci, che riuscirono a sconfiggere le forze a lui leali, anche grazie al tradimento del generale Pál Hegedüs che le comandava. Fallito questo secondo colpo di Stato, l'ex sovrano fu tratto in arresto e consegnato alle nazioni dell'Intesa, che lo mandarono al suo esilio finale, assieme alla moglie, sull'isola portoghese di Madeira.