Terza via

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Bill Clinton e Tony Blair, due noti esponenti della Terza via

La locuzione terza via (in inglese: Third Way) si riferisce a diverse posizioni politiche trasversali impegnate nell'elaborazione di una moderna posizione intermedia tra neoliberalismo e socialdemocrazia – da non confondere con il centrismo, termine riconducibile ad un concetto maggiormente ampio – al fine di individuare un efficace compromesso di giustizia sociale, pari opportunità, valorizzazione del merito, dell’iniziativa privata, tra le politiche economiche laissez-faire e quelle interventiste.[1]

Essa nasce dall'esigenza di analizzare compiutamente gli esiti delle politiche economiche di stampo keynesiano, che avevano precedentemente generato dubbi a causa di un eccessivo interventismo da parte dello Stato, e quelle neoliberiste sviluppatesi a partire dagli anni ottanta[2], in una fase ormai avviata alla globalizzazione, combinandole fra loro e sviluppate da alcuni partiti socioliberali e socialdemocratici.[3][4][5]

  1. ^ Norberto Bobbio e Allan Cameron, Left and right: the significance of a political distinction, University of Chicago Press, 1997, p. 8. ISBN 0-226-06245-7, ISBN 978-0-226-06245-7.
  2. ^ Jane Lewis e Rebecca Surender, Welfare State Change: Towards a Third Way?, Oxford University Press, 2004, pp. 3-4, 16.
  3. ^ James L. Richardson, Contending Liberalisms in World Politics: Ideology and Power, Lynne Rienner Publishers, 2001, pp. 194.
  4. ^ Philip Whyman, Third Way Economics: Theory and Evaluation, Springer, 2005, ISBN 978-0-2305-1465-2.
  5. ^ Mario Platero, Se la terza via chiama Obama, in Il Sole 24 Ore, 15 dicembre 2010.

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