Il tono (ant. tuòno, s. m. [dal lat. tonus, gr. τόνος, propr. «tensione», affine a τείνω «tendere»])[1], può avere diversi significati in vari campi (acustico, audio e musicale, spesso mescolati anche insieme).
Il tono, in musica, è l'intervallo maggiore della scala diatonica, costituita da toni e semitoni; e dove, nei sistemi musicali greci e medievali, è il modo (o scale modali) legato alla tonalità (tonica).[1][2]
In campo audio e musicale, il tono è inteso come tonalità o altezza della nota (intonazione)[3], che può essere, in senso assoluto, acuta o grave oppure alta o bassa, in base alla frequenza (dello spettro audio) o rispetto ad un tono di riferimento (intonazione scientifica, legata all'accordatura strumentale) che richiama anche il tono puro (normalmente, una sinusoide). Ma anche come timbro, sempre legato alla sonorità alta o bassa (acuta o grave), per esempio la timbrica alta di un violino o quella bassa di un contrabbasso. E come termine legato al controllo dei toni, significativamente alla regolazione di equalizzazione del suono (alti, bassi, medi, ecc), di un dispositivo audio (gen. elettronico).[1]
In acustica, alzare il tono (toni alti e toni bassi) è il grado di elevazione del suono o della voce (alzare il volume), come potenza o intensità.[1]