Tumulto dei Ciompi

Tumulto dei Ciompi
Giuseppe Lorenzo Gatteri, Tumulto dei Ciompi, 1877, Civici Musei di Storia ed Arte di Trieste
Dataluglio-agosto 1378
LuogoRepubblica di Firenze
Causarivendicazioni di natura economico-sociale
Esitosconfitta dei Ciompi
Schieramenti
Ciompi Governo fiorentino (capeggiato dall'Oligarchia cittadina)
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Il tumulto dei Ciompi fu un'insurrezione verificatasi a Firenze tra il luglio e l'agosto del 1378 e motivata da rivendicazioni di natura economico-sociale. Iscritta al novero delle rivolte popolari del XIV secolo, i protagonisti furono gli operai salariati dell'Arte della Lana, da quel momento noti come "Ciompi", insieme ad altri membri del cosiddetto "popolo minuto", ovvero lavoranti, garzoni e piccoli artigiani non affiliati alle Arti di Firenze (le corporazioni cittadine). La rivolta si verificò in un momento storico difficile per la città, caratterizzato da scontri tra guelfi e ghibellini, fallimenti bancari, sconfitte militari ed epidemie di peste.

Dal 1375, Firenze era impegnata nella guerra degli Otto Santi contro lo Stato Pontificio, il che aveva aggravato le tensioni tra il partito della Parte Guelfa, dominato dai magnati nobili, e il governo dei Priori, formato da rappresentanti delle Arti maggiori, ovvero i borghesi più ricchi. Il 18 giugno 1378, il Gonfaloniere di Giustizia Salvestro di Alamanno de' Medici propose una petizione per rafforzare gli Ordinamenti di Giustizia, che escludevano i nobili dal governo cittadino, provocando una reazione violenta sia da parte dei magnati sia delle Arti sostenute dal popolo minuto, sedata con difficoltà mentre il clima rimaneva teso. Nelle settimane successive, le fasce più umili della popolazione iniziarono a considerare l'idea di un'insurrezione per ottenere un riconoscimento politico. Il tumulto esplose il 20 luglio, quando si diffuse la voce che i Priori avessero arrestato e torturato alcuni cittadini sospettati di organizzare la rivolta. Gli operai della lana, i Ciompi, scesero per primi in piazza, seguiti presto da tutte le Arti con l'eccezione di quella della Lana. Due giorni dopo, i Priori abbandonarono il Palazzo che cadde in mano ai rivoltosi. Michele di Lando, un uomo del popolo, fu nominato Gonfaloniere di Giustizia e prese il controllo della città. Nei giorni seguenti, vennero istituite tre nuove Arti per includere anche gli operai della lana e furono introdotte riforme che garantivano la partecipazione di ogni ceto sociale nel governo.

Le tensioni si riaccesero quando il nuovo governo sembrò aver tradito il popolo minuto, tornato a sentirsi emarginato. Le Arti minori si distanziarono dall'Arte del Popolo di Dio (la nuova corporazione degli operai lanaioli) per gli obiettivi divergenti e, il 31 agosto, le Arti tradizionali, sostenute dal governo, attaccarono i Ciompi in Piazza della Signoria. Dopo una violenta repressione Firenze tornò sostanzialmente alla struttura politica e sociale antecedente.

Questi eventi ebbero un impatto significativo sulla popolazione fiorentina. Gli storici, sia dell'epoca che moderni, hanno fornito varie interpretazioni: alcuni hanno visto una manipolazione delle fasce più umili da parte dei poteri esistenti; altri hanno invece riconosciuto nei rivoltosi chiari obiettivi politici e una presa di coscienza sociale, anticipatrice dei futuri conflitti di classe tra capitale e movimento operaio.


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