Tusi (zh. 土司S, TǔsīP; lingua tibetana ཐོའུ་སི; lingua vietnamita 土司, Thổ ty; lingua mancese ᠠᡳᠮᠠᠨ ᡳ ᡥᠠᡶᠠᠨ, aiman i hafan), spesso tradotti come "capi locali" o "capi tribù", erano despoti tribali ereditari riconosciuti come funzionari imperiali dalle dinastie Yuan, Ming e Qing della Cina imperiale e dalle dinastie Lê posteriore e Nguyễn del Vietnam.[1] Governavano alcune minoranze etniche nella Cina centrale, nella Cina occidentale, nella Cina sudoccidentale e nell'Indocina per conto del governo centrale.
Poiché la successione alla carica dei Tusi era ereditaria, questi regimi formarono di fatto numerose piccole dinastie autonome sotto la sovranità della corte centrale. Questa disposizione è nota come "Sistema Tusi" o 土司制度S, Tǔsī ZhìdùP, lett. "Sistema dei capi nativi" e non dev'essere confuso con il Sistema tributario cinese (zh. 中華朝貢體系T, 中华朝贡体系S, Zhōnghuá cháogòng tǐxìP) né con il Sistema Jimi (zh. 羈縻制S o 羈縻府州S) dal quale oggettivamente derivò.
I domini Tusi si trovavano principalmente nello Yunnan, nel Guizhou, in Tibet, nel Sichuan, a Chongqing, nella Prefettura autonoma tujia e miao di Xiangxi (Hunan) e nella Prefettura autonoma tujia e miao di Enshi (Hubei). Le entità Tusi furono stabilite anche nelle dipendenze storiche e nelle regioni di frontiera della Cina in quella che oggi è la Birmania settentrionale,[2] nel Laos,[3][4] e nella Thailandia settentrionale.[5]
Nel 2015, l'UNESCO ha designato tre castelli Tusi (Laosicheng, Tangya e Hailongtun) parte degli "Insediamenti Tusi", Patrimonio dell'Umanità in Cina.[6] È stato descritto in almeno un'occasione come una condivisione di somiglianze con «il riconoscimento da parte del governo federale degli Stati Uniti di alcune tribù di nativi americani come in qualche modo entità sovrane.»[7]