Umberto I di Savoia | |
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Umberto I d'Italia intorno al 1882 | |
Re d'Italia | |
In carica | 9 gennaio 1878 – 29 luglio 1900 (22 anni e 201 giorni) |
Predecessore | Vittorio Emanuele II |
Successore | Vittorio Emanuele III |
Nome completo | Umberto Rainerio Carlo Vittorio Emanuele Giovanni Maria Ferdinando Eugenio |
Trattamento | Maestà |
Altri titoli | Re di Sardegna Duca di Savoia Principe di Piemonte Reggente della Colonia Eritrea Reggente della Colonia di Somalia Comandante generale delle Forze Armate Custode della Sacra Sindone Altri |
Nascita | Torino, 14 marzo 1844 |
Morte | Monza, 29 luglio 1900 (56 anni) |
Luogo di sepoltura | Pantheon, Roma |
Casa reale | Savoia |
Dinastia | Savoia-Carignano |
Padre | Vittorio Emanuele II di Savoia |
Madre | Maria Adelaide d'Austria |
Consorte | Margherita di Savoia |
Figli | Vittorio Emanuele III di Savoia |
Religione | Cattolicesimo |
Firma |
Umberto I di Savoia (Umberto Rainerio Carlo Vittorio Emanuele Giovanni Maria Ferdinando Eugenio di Savoia; Torino, 14 marzo 1844 – Monza, 29 luglio 1900) è stato il secondo Re d'Italia, in carica dal 1878 al 1900.
Figlio di Vittorio Emanuele II, primo re d'Italia, e di Maria Adelaide d'Austria, regina del Regno di Sardegna, morta nel 1855, il suo lungo regno fu contrassegnato da diversi eventi, che produssero opinioni e sentimenti contrastanti.
Il monarca viene ricordato positivamente da alcuni per il suo atteggiamento dimostrato nel fronteggiare sciagure come l'epidemia di colera a Napoli del 1884, prodigandosi personalmente nei soccorsi (perciò fu soprannominato "Re Buono"), e per la promulgazione del cosiddetto codice Zanardelli, che apportò alcune innovazioni nel codice penale, come l'abolizione della pena di morte. Fu invece duramente avversato da altri per il suo rigido conservatorismo e le sue tendenze autoritarie (inaspritesi negli ultimi anni del regno), il suo indiretto coinvolgimento nello scandalo della Banca Romana,[2] l'avallo alle repressioni dei moti popolari del 1898 e l'onorificenza concessa al generale Fiorenzo Bava Beccaris per la sanguinosa azione di soffocamento dei moti di Milano nel maggio del medesimo anno; tali azioni e condotte politiche gli costarono più di tre attentati nell'arco del suo regno,[3] fino a quello che a Monza, il 29 luglio 1900, per mano dell'anarchico Gaetano Bresci, gli sarà fatale.
Proprio dagli anarchici, Umberto I ricevette il soprannome di "Re Mitraglia".[4] Fu anche il destinatario di uno dei biglietti della follia di Friedrich Nietzsche. Da Umberto I prende il nome l'omonimo stile artistico e architettonico.