Le valute complementari sono strumenti di commutazione con cui è possibile scambiare beni e servizi affiancando il denaro ufficiale (rispetto al quale sono complementari). Solitamente le valute complementari non hanno corso legale e sono accettate su base volontaria: ciò contribuisce al loro aspetto identitario, cioè al loro identificare la comunità all'interno della quale sono usate alla stregua dei vantaggi di una tessera associativa.
Un sistema di valuta complementare è infatti accettato e utilizzato all'interno di un gruppo, di una rete, di una comunità per facilitare e favorire lo scambio di merci, la circolazione di beni e servizi all'interno di quella rete sociale, rispetto al resto della comunità.
Per comprendere le ragioni che danno vita a un sistema di valuta complementare, è utile rifarsi al significato antico del denaro:
«Il denaro è un accordo all’interno di una comunità che accetta di utilizzare "qualcosa" come bene di scambio riconosciuto.»
Le valute complementari si collocano come “sistemi di accordo” all'interno di una comunità e vengono utilizzate proprio a questi fini. Esse promuovono la pianificazione a lungo termine, stimolando i partecipanti al circuito a investire in attività produttive connesse, piuttosto che nell'accumulo di denaro e incoraggiano gli scambi e la cooperazione con la propria rete di aderenze, attraverso la circolazione del bene di scambio a cui, solitamente, viene attribuito un valore etico e ideale.
Silvio Gesell (1862-1930) nel suo Die Natürliche Wirtschaftsordnung (L'Ordine Economico Naturale), antitetico ai pensieri economici di Smith e Marx, sostiene la criticità del denaro come mezzo di scambio, per cui una attenta politica monetaria dovrebbe incentivare e spingere sulla velocità di circolazione della moneta, rispetto al denaro "immobilizzato" in depositi bancari e non, o titoli non reinvestiti e con scadenza a lungo termine.