Vangelo secondo Marco | |
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Inizio della traduzione latina del Vangelo secondo Marco dall'evangeliario di Durrow (VII secolo) | |
Datazione | tra il 60 e il 70[1], ma sono state proposte anche datazioni precedenti o successive |
Attribuzione | Marco evangelista Giovanni - Marco |
Manoscritti | 45 |
Destinatari | non giudei di lingua greca |
Il Vangelo secondo Marco è il secondo dei quattro vangeli canonici del Nuovo Testamento. La maggioranza degli studiosi moderni, però, concorda sul fatto che sia stato il primo ad essere scritto, per poi essere usato come fonte per gli altri due vangeli sinottici (il Vangelo secondo Matteo e il Vangelo secondo Luca), in accordo con la teoria della priorità marciana.
Si tratta di un testo in lingua greca nella variante koinè e, secondo l'ipotesi maggiormente condivisa dagli studiosi, la sua redazione risale al 65-70 circa, probabilmente a Roma. È composto da 16 capitoli e narra il ministero di Gesù, descrivendolo in particolare come il Figlio di Dio e fornendo numerose precisazioni linguistiche, pensate in particolare per i lettori di lingua latina e, in generale, non ebrei.
Il testo è anonimo.[2] L'antica tradizione cristiana lo attribuisce a Marco evangelista, anche noto come Giovanni Marco, cugino di Barnaba.[3] Alcuni studiosi moderni ritengono che effettivamente l'autore fosse un discepolo di Pietro apostolo,[4] ma la maggioranza non concorda con questa ricostruzione: il teologo Raymond Brown[5] evidenzia che tra gli studiosi «pochi oggi accetterebbero questa spiegazione» anche perché «il processo formativo dei Vangeli necessitò decenni di predicazioni e insegnamenti, dando forma a singoli elementi e a collezioni di storie di miracoli, detti, parabole, etc...». Alcuni studiosi[Nota 1] ritengono oggi che il Vangelo secondo Marco, come gli altri vangeli, sia di autori ignoti che non furono neppure testimoni oculari.
Il vangelo racconta la vita di Gesù dal suo battesimo per mano di Giovanni Battista alla tomba vuota e all'annuncio della sua resurrezione, ma si concentra principalmente sui fatti dell'ultima settimana della sua vita. La narrazione concisa rappresenta Gesù come un uomo d'azione,[2] un esorcista, un guaritore e un operatore di miracoli. Gesù viene chiamato «Figlio dell'Uomo»,[Nota 2] «Figlio di Dio»,[Nota 3] e il «Cristo»[Nota 4] (traduzione in greco di «messia»).
Due temi importanti del Vangelo secondo Marco sono il segreto messianico e la difficoltà dei discepoli nel comprendere la missione di Gesù. Riguardo al primo aspetto, Gesù ordina frequentemente di mantenere il segreto riguardo aspetti della sua identità e di particolari azioni.[Nota 5] Le difficoltà dei discepoli appaiono invece, ad esempio, nella loro difficoltà nel comprendere le parabole (Gesù ne spiega loro il significato, in segreto)[Nota 6] e le conseguenze dei miracoli che egli compie dinanzi a loro.[2]
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