La vessillologia (composto da vexillum, cioè drappo o bandiera; e da lògos, cioè studio) è la disciplina che si occupa della ricerca, dello studio e della catalogazione di vessilli, bandiere e gonfaloni (siano essi espressione di stati, regioni, comuni, contrade, gruppi politici, religiosi, etnici o sportivi), analizzandone la storia, le consuetudini d'uso e le loro caratteristiche, intese come significato simbolico di forme, immagini e colori.[1][2][3]
Le sue radici affondano negli studi di araldica a cui, per ambito di interessi e lessico specialistico, rimane strettamente correlata.[4] Lo studioso di vessillologia è detto vessillologo,[5] mentre è frequente in ambito specialistico, ma raro e non ancora ufficialmente attestato, l'uso in lingua italiana del termine "vessillografo" per indicare chi disegna o progetta bandiere.[6]
Il termine vexillology, dal latino vexillum, venne coniato da Whitney Smith[7], fondatore della FIAV e direttore esecutivo del Flag Research Center di Winchester (Massachusetts), nel 1959. L'uso del corrispondente vessillologia è attestato nella lingua italiana a partire dal 1971[8], anno in cui si tenne a Torino il "IV Congresso internazionale di vessillologia".[6][9]
Nel 1972, da una costola dell'Accademia di San Marciano, è nato a Torino il Centro italiano studi vessillologici (CISV), il cui organo ufficiale è la rivista Vexilla Italica fondata nel 1974.