Vezio Scatone (in molti testi anche nella lectio facilior di Catone;[1] in latino Vettius Scato/Cato; II secolo a.C. – Ascoli Piceno, 90 a.C.) è stato un generale italico – probabilmente proveniente dalla popolazione dei Marsi o da quella dei Peligni[2] – il quale si distinse durante la guerra sociale che, agli inizi del primo secolo a.C., oppose Roma a molte delle genti italiche associate ma cui era negata la cittadinanza romana.
É tradizionalmente oggetto di controversia l'ortografia del suo cognomen, e anche sul nomen e sul praenomen esistono diverse versioni. Cicerone menziona il generale italico riferendo di un colloquio, avvenuto in sua presenza, tra lo stesso e il console romano Gneo Pompeo Strabone,[3] e, in una diversa orazione, cita il cognomen di famiglia come appartenente alla tribù dei Marsi:[4] nei migliori manoscritti la forma riportata è quella di "Scato". Autori più tardi usano però la grafia "Cato": in particolare Appiano Alessandrino[5] e Velleio Patercolo, il quale ultimo modifica anche il nome proprio parlando di "Insteius Cato".[6] Secondo il lessicografo britannico ottocentesco William Smith, si trattò di una corruzione del termine realizzatasi con il passare degli anni e dei secoli, ed è «bastantemente naturale che il nome oscuro di Scatone fosse cambiato nel celebre di Catone.»[7] E la lezione "Scatone" è stata fatta propria da tutta la storiografia maggiore, a partire, nel XIX secolo, da Atto Vannucci, Pasquale Villari,[8] e Theodor Mommsen.[9] Le fonti antiche sono anche in disaccordo per quanto riguarda il praenomen: Publius, secondo Cicerone; Titus, secondo Eutropio; Caius, secondo Seneca.[10]
- ^ Piero Treves (a cura di), Lo studio dell'antichità classica nell'ottocento, Firenze, Ricciardi, 1962, p. 343.
- ^ (EN) Ronald Syme, Approaching the Roman Revolution. Papers on Republican History, a cura di Federico Santangelo, Oxford, Oxford University Press, 2016, pp. 114-115, ISBN 978-0-19-876706-0.
- ^ Marco Tullio Cicerone, Orazione di M. Tullio Cicerone contro di M. Antonio. Filippica duodecima volgarizzata da Lodovico Dolce, in Le orazioni di M.T. Cicerone nelle loro migliori versioni, con note del Prof. Carlo Lanza, VI, Napoli, Paravicini, 1870, XI - p. 676.
- ^ Marco Tullio Cicerone, Orazione di M. Tullio Cicerone per la sua casa ai pontefici tradotta da Lodovico Dolce, in Le orazioni di M.T. Cicerone nelle loro migliori versioni, con note del Prof. Carlo Lanza, I, Napoli, Paravicini, 1868, XLIV - p. 496.
- ^ Appiano Alessandrino, Le guerre civili de' Romani, traduzione di Marco Mastrofini, Roma, Poggioli, 1826, pp. 19-20.
- ^ Velleio Patercolo, Istoria romana, traduzione di Spiridione Petrettini, 3ª ed., Milano, Bettoni, 1826, p. 90.
- ^ Dictionary of Greek and Roman Biography and Mythology, nella traduzione presentata dalla Nuova enciclopedia popolare italiana.
- ^ Francesco Bertolini, Storia generale d'Italia scritta da una società di amici, sotto la direzione di Pasquale Villari, Parte prima – Storia antica, Milano, Vallardi, s.d..
- ^ Theodor Mommsen, Settimo capitolo. La ribellione dei sudditi italici e la rivoluzione Sulpicia, in Storia di Roma, traduzione e cura di Antonio Garibaldo Quattrini, Volume 5: La rivoluzione; Parte prima: Fino alla prima reastaurazione di Silla, Seconda edizione, E-text, 2017, paragrafo VII.11: Inizio della guerra, ISBN 9788828100362.
- ^ Dictionary of Greek and Roman Biography and Mythology.