Wikipedia:Vetrina

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«Sed omnia praeclara tam difficilia, quam rara sunt»

(IT)

«Tutte le cose eccellenti sono tanto difficili, quanto rare»

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Novità in vetrina

Il mito di Mozart è un complesso di luoghi comuni, aneddoti e convinzioni che, nella biografia del compositore austriaco, formano una narrazione tradizionale capace di restituire di lui un'immagine leggendaria e rispondente soltanto in parte alla realtà storica. Il nome di Mozart è antonomasia del genio musicale e del bambino prodigio, e la sua figura idealizzata – ma per altri versi demonizzata – appare avvolta da un'aura di predestinazione.

La narrazione incarna una concezione romantica del genio. Inizia a formarsi già nei primi anni di vita del musicista, si consolida nell'immediato della sua morte, e prosegue poi ininterrotta nelle biografie, nella letteratura, nel cinema, nella stessa musica, arricchendosi e variando l'immagine di Mozart secondo le epoche storiche. Contribuisce così a perpetuarne nella cultura moderna una popolarità pari all'importanza della sua musica e indipendente dalla conoscenza di questa.

La scarsità delle testimonianze dirette affidabili e la tendenza alla ricezione acritica del contenuto delle prime biografie rendono arduo separare realtà e leggenda, tanto più che quest'ultima ha comunque un fondo di verità. V'è dunque chi ha espresso scetticismo sulla possibilità di restituire al compositore la sua dimensione storica, ammettendo tutt'al più che si possano ricostruire i fatti biografici in termini di probabilità.

Altri, più che a sfatare il mito, mirano a comprendere i contesti in cui si è formato, l'influenza delle visioni passate di Mozart sulla presente, e il segno lasciato dalla sua leggenda nella storia culturale degli ultimi secoli. D'altronde, benché molte credenze siano state smentite, il mito suggestiona ancora la cultura popolare, in buona parte anche sulla scia del film Amadeus (1984), e singole convinzioni già sfatate sopravvivono a volte anche presso musicisti e musicologi.

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La crociata norvegese fu una lunga spedizione militare condotta tra il 1107 e il 1111 dal re Sigurd I di Norvegia. Seguì di poco la prima crociata, ma resta incerto se si sia trattato di una spedizione militare in piena regola, di un pellegrinaggio religioso armato o di una commistione dei due casi.

Al comando di una sessantina di imbarcazioni e di un numero compreso tra i 4 000 e i 6 000 uomini, il tortuoso e avventuroso viaggio di Sigurd toccò Inghilterra, penisola iberica (all'epoca in larga misura territorio musulmano, dove i norvegesi riportarono diverse vittorie), isole Baleari, Sicilia e, infine, la Palestina. Sigurd fu il primo sovrano cristiano occidentale a recarsi negli Stati crociati; una volta visitati diversi luoghi sacri del cristianesimo, Sigurd collaborò con re Baldovino I di Gerusalemme nell'assedio di Sidone del 1110, culminato con un successo dopo circa due mesi di attacchi. In seguito, abbandonò la Terrasanta alla volta di Costantinopoli, dove si trattenne per mesi e dove cedette il possesso delle sue navi ad Alessio I Comneno, che reclutò gran parte dei sopravvissuti nelle temibili Guardie variaghe. Re Sigurd, accompagnato nel suo ritorno a casa da un centinaio di uomini, attraversò varie località, venendo accolto in patria come un eroe. Non una battaglia fu persa dagli scandinavi durante questa spedizione.

Molti degli avvenimenti legati al viaggio sono raccontati da fonti norvegesi e islandesi, in particolare alcuni cicli di saghe, nelle quali spesso si mescolano elementi fantasiosi legati all'antica cultura vichinga e alla mitologia norrena con riferimenti al mondo cristiano. Non mancano comunque opere straniere, le quali, sia pur in modo incidentale, narrano gli eventi e consentono di approfondire le vicende vissute dai guerrieri norvegesi. La spedizione suscitò un notevole miglioramento della reputazione della Norvegia, associata finalmente al mondo cristiano, e l'impresa si rivelò l'antesignana di altri viaggi emulati da altri combattenti scandinavi. Adeguandosi ai pareri entusiastici degli autori medievali, la storiografia dell'età moderna ha sempre acriticamente ritenuto valide le descrizioni realizzate in epoca precedente. Di recente, grazie all'adozione di approcci più consapevoli, è stato possibile scindere le informazioni più credibili da quelle meno affidabili, gettando luce sui molteplici aspetti ancora irrisolti della spedizione.

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La Cittadella di Parma è una fortezza rinascimentale, situata in via Passo Buole, laterale dello stradone Martiri della Libertà, a Parma.

Sviluppata su una pianta pentagonale con cinque bastioni e un largo fossato perimetrale, fu costruita negli ultimi anni del XVI secolo su progetto del duca Alessandro Farnese, che ne affidò la direzione dei lavori agli ingegneri Giovanni Antonio Stirpio de' Brunelli e Genesio Bresciani, con la collaborazione di Smeraldo Smeraldi. Nata per scopi difensivi, la struttura fu successivamente utilizzata come caserma, come prigione per reati politici e come piazza per le esecuzioni capitali, per essere infine trasformata nel secondo dopoguerra in parco pubblico.

La Cittadella presenta due ingressi, di cui quello principale, rivolto a nord, è caratterizzato da una facciata monumentale manierista, disegnata da Simone Moschino e realizzata da Giambattista Carra nel 1596.

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La statura (dal latino statura[m], da status, "stato", "condizione") o altezza è la misura di lunghezza del corpo umano tra la pianta dei piedi e il vertex (o vertice, il punto più alto della testa). La sua rilevazione si effettua posizionando il capo in maniera da rendere orizzontale un piano ideale che passa per i forami uditivi e per il margine inferiore dell'orbita oculare sinistra.

Carattere somatico che esprime l'ordine di grandezza del parametro massimale del corpo umano, la statura è costituzionale, dovuta a fattori genetici e ambientali multipli: varia in rapporto all'etnia, agli individui, alle ore del giorno, alle fasi della vita ed è espressione dell'accrescimento somatico, al termine del quale in condizioni fisiologiche varia tra i limiti di circa 145 cm a circa 200 cm, con oscillazioni estesissime a seconda dell'etnia: il limite inferiore può essere ampiamente superato, come per esempio nei pigmei.

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Girolamo dai Libri (Verona, 1474 circa – Verona, 2 luglio 1555) è stato un pittore e miniatore italiano.

Apprese l'arte dal padre Francesco dai Libri, abile miniatore, ma molto probabilmente frequentò anche la bottega di Domenico Morone, dove strinse amicizia con il figlio Francesco, con cui collaborò in età adulta a diverse commissioni. Già in giovane età si distinse nella produzione di miniature, soprattutto per il convento di Santa Maria in Organo a Verona. Secondo il racconto di Giorgio Vasari, sorprese i suoi contemporanei quando all'età di circa 25 anni realizzò per la stessa chiesa la pala d'altare Deposizione dalla croce, opera profondamente influenzata dallo stile di Andrea Mantegna. Tale influsso si ritrova anche nei suoi lavori successivi, dove si notano anche richiami ai modelli veneziani di Bellini e Montagna. A partire dagli anni 1510 le sue tele si arricchirono anche di suggestioni lombardo-romane, introdotte in città da Giovan Francesco Caroto.

Un tratto distintivo dei suoi lavori è costituito dai paesaggi che incorniciano le scene principali, resi con minuziosa cura per i dettagli. Esempi eloquenti di questa sua maestria si ritrovano nel Presepe dei conigli e in Gesù e la Samaritana al pozzo. Tale attenzione al paesaggio deriva dalla sua formazione come miniatore, attività che peraltro non abbandonò mai nel corso della sua carriera, affiancandola alla realizzazione di grandi tele.

Superato un periodo di incertezza stilistica che caratterizzò il finire degli anni 1520, tornò a ispirarsi ai modelli mantegneschi che avevano improntato le sue opere giovanili, giungendo così a eseguire alcune delle sue tele più pregiate, tra cui la Madonna dell'Ombrellino e la Madonna della Quercia, risalenti rispettivamente al 1530 e al 1533 e oggi conservate entrambe al museo di Castelvecchio di Verona.

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Lo stadio Olimpico è un impianto sportivo multifunzione italiano di Roma. Situato nella pianura tra le pendici meridionali di Monte Mario e il fiume Tevere, fa parte del complesso architettonico del Foro Italico costruito a partire dal 1928 da Enrico Del Debbio, e, ancorché incompleto, fu inaugurato nel 1932 con il nome di stadio dei Cipressi; tra il 1933 e il 1937 Luigi Moretti ne rivisitò il progetto e lo rese una quinta scenica dei giochi del periodo fascista. Gli eventi bellici bloccarono previste espansioni dello stadio che, dopo la liberazione di Roma nel 1944, fu occupato dalle truppe alleate.

Il suo recupero avvenne tra il 1949 e il 1953 grazie a Cesare Valle, Carlo Roccatelli e, dopo la morte di quest'ultimo, Annibale Vitellozzi, autori di un'opera in discontinuità con il progetto architettonico originale ma maggiormente fruibile. Fu inaugurato con un evento multisportivo il 17 maggio 1953 (arrivo di una tappa del Giro d'Italia e un incontro internazionale di calcio tra Italia e Ungheria) con il nome di stadio dei Centomila, e già l'anno successivo vi si tenne la finale di Coppa Europa di rugby tra Italia e Francia; dal 1953, salvo brevissime interruzioni, ospita gli incontri interni dei due maggiori club professionistici della Capitale, la Lazio e la Roma. Lo stadio assunse il nome attuale dopo l'assegnazione a Roma dei Giochi della XVII Olimpiade del 1960. All'epoca impianto completamente scoperto eccezion fatta per la tribuna sul lato verso Monte Mario, in occasione del campionato mondiale di calcio 1990 fu di fatto ricostruito quasi integralmente e dotato di copertura in teflon che ne ha completamente stravolto il disegno originale.

In ambito calcistico, a livello internazionale fu sede delle finali dei campionati europei del 1968 e 1980, nonché di quella del mondiale 1990; più recentemente ha ospitato un girone e un quarto di finale del campionato europeo 2020, disputatosi senza un Paese organizzatore. A livello di club fu due volte lo stadio ospite della finale di Coppa dei Campioni – nel 1977 e nel 1984 – e altrettante di quella di Champions League, nel 1996 e nel 2009. Nel 1973 fu utilizzato come sede interna dalla Juventus per disputarvi, in gara unica, la Coppa Intercontinentale contro gli argentini dell'Independiente e nel 1991, in quanto impianto della Roma, fu sede della finale di ritorno della Coppa UEFA che vide impegnato il club giallorosso contro l'Inter. Nel 1964 fu anche, in maniera estemporanea, la sede del primo e più recente spareggio tenutosi per decidere la vittoria nel campionato italiano di calcio, tra Bologna e Inter. Dal 2008 è la sede della finale di Coppa Italia.

Oltre alle cerimonie d'apertura e chiusura e le gare d'atletica delle olimpiadi del 1960, vi si tennero gli europei d'atletica leggera del 1974, i mondiali del 1987, i Giochi universitari del 1975 e, più recentemente, gli europei d'atletica leggera del 2024. Dal 1980 ospita annualmente, tranne alcuni trasferimenti causa lavori, il Golden Gala. Usato come impianto rugbistico già dal 1954, è dal 2012 lo stadio interno della nazionale italiana nel Sei Nazioni oltre a essere utilizzato per i test match autunnali più importanti. Infine, dalla ristrutturazione avvenuta nel 1990 è frequentemente impiegato quale sede di concerti.

Lo stadio Olimpico è anche sfondo di due gravi episodi di cronaca nera, il primo nel 1979 quando il lancio di un missile con un'arma artigianale provocò la morte di uno spettatore, Vincenzo Paparelli, e l'altro nel 1994, quando un attentato eversivo della mafia fallito per caso avrebbe potuto provocare la morte di una quantità imprecisata di civili e rappresentanti delle forze dell'ordine durante un incontro della Roma.

L'impianto è gestito dall'agenzia Sport e Salute (ex Coni Servizi), dal 2004 proprietaria del complesso del Foro Italico. La sua capacità omologata è di 70634 spettatori, seconda a livello nazionale. La massima affluenza certificata allo stadio Olimpico è di 78886 spettatori, registrata durante il campionato di serie A 1973-74.

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