La ricusazione, dal latino recusare (rifiutare, fare obiezione),[2] era lo stato di coloro che si rifiutarono di partecipare ai servizi religiosi anglicani e, più in generale, riformati. Il termine venne usato per la prima volta per riferirsi a persone, note come ricusanti,[3] che erano rimaste fedeli al papa e alla Chiesa cattolica romana e che quindi non partecipavano alla vita della Chiesa d'Inghilterra.[4]
Nel 1558, la regina Elisabetta I promulgò l'Act of Uniformity, che imponeva ai sudditi di partecipare alla messa almeno una volta a settimana. Esso fu temporaneamente abrogato durante l'Interregno (1649–1660) ma poi fu ripristinato e rimase in vigore fino al 1888.[5] Per chi non si convertiva o non partecipava alle attività religiose anglicane erano previste multe, confische di proprietà e persino la prigionia.[6] La sospensione sotto Oliver Cromwell aveva principalmente lo scopo di dare sollievo ai protestanti non conformisti piuttosto che ai cattolici, ai quali alcune restrizioni si applicarono fino agli anni 1920, nonostante il processo di emancipazione cattolica iniziato nel 1828.[7]
In alcuni casi, coloro che aderivano al cattolicesimo furono condannati alla pena di morte [8] e diversi cattolici inglesi e gallesi furono giustiziati nei secoli XV e XVI. Molti di essi furono beatificati o canonizzati dalla Chiesa cattolica come martiri della Riforma anglicana[9], tra cui i Quaranta martiri di Inghilterra e Galles.